martedì 15 giugno 2010

Lo sport usa e abusa






Quindici impianti sportivi della capitale sono oggetto da oltre un anno delle indagini della magistratura. In concomitanza dei mondiali di nuoto, infatti, circa una anno fa ci furono delle grandi opere di ampliamento e modifica su terreni comunali vincolati da norme paesaggistiche comunali.


I terreni dati in concessione sono però terreni pubblici. Come è possibile che circoli super esclusivi possano nascere sul suolo pubblico? Come è possibile che la sponda del Tevere, quella più assolata chiaramente, sia tutta un susseguirsi di circoli privati fortemente elitari sia per censo che per provenienza? Come è possibile che lo sport divenga territorio di privilegi, di pretestuose manifestazioni sportive legate agli affari e di copertura di realtà collegate a interessi sempre più economici, imprenditoriali e politici che sociali e culturali?


Lo sport ha da sempre rappresentato il crocevia sociale, umano e psicologico di intere generazioni, il luogo del confronto, della conoscenza e della trasmissione di valori universali e una scuola di vita che impone la socializzazione e il rispetto tra compagni e avversari. Tutto questo all'insegna dell'incontro fra diverse tipologie di persone e del giusto spirito sportivo di gioco e competizione.

Quello che è in atto non ha niente a che vedere con lo sport, con il ruolo sociale che esso ha, con la qualità della vita dei cittadini e, figuriamoci, con la tutela dei terreni vincolati.


Il business è business a spese di quasi tutti.

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