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mercoledì 23 dicembre 2015

SE CROLLA L'ITALIA..........

Dopo gli auguri, una notizia sconcertante: in una nazione che crolla, si allaga e frana la legge per salvare la geologia è pure lei sepolta chissà dove in Senato.
Non abbiamo più un Museo Geologico Nazionale, i reperti, belli e preziosi, traslocano in continuazione ricoverati in casse e invisibili ai cittadini e alla comunità scientifica nell'indifferenza sovrana di tutti o quasi tutti. Dovrebbe essere prioritario per chi ci governa approvare, appoggiare e sostenere tutte le leggi e le iniziative per sostenere un'Italia fragile e sempre bellissima. Se l'Italia crolla di quale territorio sareste i rappresentanti?
La speranza, nonostante tutto, è che il nuovo anno porti consiglio e faccia capire a chi ci governa che una vera politica di  tutela del territorio vale mentre strapparsi le vesti quando succedono le catastrofi è una negligenza insopportabile. Che il Senato e il Parlamento facciano, quindi, il loro dovere e non si limitino ad esternazioni nel momento del disastro.
Riportiamo l'appello del Consiglio Nazionale dei Geologi

AUGURI DI BUONE FESTE



AUGURI DI BUON NATALE E FELICE 2016 DA TUTTI NOI A TUTTI VOI!!!!!!!!!!!!!

martedì 22 dicembre 2015

PRIMI RISULTATI DEL PRESIDIO ITALIA NOSTRA PER IL LITORALE ROMANO

Italia Nostra per il Litorale Romano ha ottenuto il  primo risultato concreto:  la modifica di un progetto di ciclabile che avrebbe danneggiato l’ampio tratto dunale tra Passoscuro e Marina di San Nicola, in zona di protezione integrale. Il transito avverrà invece in aree più interne. Il Comune di Fiumicino si affida agli esperti e alle associazioni specializzate per completare e migliorare il progetto del Biciplan, nell’ambito del quale verrà realizzato un tratto della Ciclovia Tirrenica.

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 Il Presidio ha potuto visionare la mappa dei progetti previsti e con viva soddisfazione ha constatato che è stato evitato il transito sulle dune tra Passoscuro e Palidoro, area della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano sottoposta a tutela integrale
per la cui difesa il prof. Francesco Spada della Sapienza di Roma aveva scritto una corposa relazione. Evidentemente l' impegno del Presidio ha trovato piena rispondenza presso i progettisti.
Nella riunione, che si è svolta, nei giorni scorsi al Comune di Fiumicino, nella massima e reciproca disponibilità, sono stati affrontati altri punti che qui illustriamo.

Necessità di creare una maggiore collaborazione fra amministrazione, popolazione, esercizi commerciali e agricoltori al fine di evitare inutili incomprensioni  come a volte è avvenuto. Marco Papi, agricoltore biologico e apicoltore attivo nelle associazioni locali, ha testimoniato il fatto che alcuni concessionari delle terre della Regione sono come lui favorevoli ad accogliere ciclisti, a condizione che non si creino problemi pratici alla produzione. Anna Longo, giornalista culturale e animatrice da anni di azioni locali e ora del Presidio Litorale Romano di Italia Nostra, ha dato la piena disponibilità di Dolcespiaggia (anche a nome della referente progetti ambientali della Scuola Erminio Carlini di Passoscuro Stefania Bragaglia) a favorire informazione e dialogo, come sempre è stato fatto. Sembra che una parte del percorso ciclabile possa passare nel paese di Passoscuro, pertanto è necessario far capire a tutti che è una bella opportunità anche dal punto di vista economico, e non è certamente un disagio.
Quanto alla presenza di cancelli nelle aree agricole, Alemanno Barsocchi di Ostia in Bici ha ricordato il modello Camino di Santiago, in base al quale nelle campagne vengono lasciati i cancelli aperti per il passaggio di pellegrini in bici e a piedi, con il cartello che invita a chiudere dopo il passaggio.

Abbiamo anche ipotizzato una interazione con l'Assessorato alla cultura per quello che riguarda l'apposizione di una segnaletica adeguata, che fornisca notizie di carattere storico-naturalistico-culturale lungo il percorso.

La linea da noi auspicata e condivisa dall’Architetto Di Silvestre (responsabile dell’Area Lavori Pubblici del Comune di Fiumicino e del suo collaboratore Geometra Pazzaglia è la realizzazione di un sistema di percorsi ciclopedonali che interagiscano con le ricchezze e le qualità del territorio, in modo che il visitatore/ciclista possa trovare sia punti di interesse paesaggistico e storico culturale che rivendite di prodotti agricoli o punti ristoro. Un ciclo-turismo piacevole per tutti, non riservato solo ai ciclisti sportivi.

L’Architetto Roberto Pallottini del Coordinamento Roma Ciclabile ha spiegato che uno solo dei diversi tracciati dovrà essere poi indicato come "Ciclovia Tirrenica", avrà le sue specifiche segnalazioni e potrebbe usufruire di ulteriori finanziamenti dalla Regione Lazio.
Ci è stato confermato che stanno partendo i lavori per la ciclabile tra Fregene e Passoscuro lungo la spiaggia di Maccarese, con la ricostruzione della passerella fino a Passoscuro e la sistemazione del Ponticello sul Rio Tre Denari. In proposito abbiamo chiesto che la prevista illuminazione sia il più possibile discreta e che la passerella sia realizzata in materiale diverso dal legno, che di solito viene asportato ed utilizzato come combustibile. Come facciamo da anni abbiamo chiesto l’installazione di videocamere e una presenza di controllo, ma sembra che non ci sia disponibilità economica, benché il lavoro nel complesso costerà un milione e 800mila euro.
Ci sarebbe piaciuto un progetto diverso, di minore impatto, con la pista addossata ai tumuleti e non agli stabilimenti. Condividiamo comunque che questo importante progetto possa rendere tangibile la presenza delle istituzioni in un territorio compromesso dagli abusi degli stabilimenti, dall'invasione delle macchine e dal degrado. Da questa presenza dovrebbe nascere secondo noi un intervento di ritorno alla legalità e di ripristino delle cubature davvero autorizzate e autorizzabili.

Abbiamo parlato anche dell'assetto dei fiumi, del ruolo del Consorzio di Bonifica, intrappolato tra le lungaggini burocratiche e una visione piuttosto rigida del proprio ruolo. Quello che andrebbe attuato velocemente spesso viene realizzato in ritardo, gli interventi di pulizia degli argini a tratti si fanno e a tratti no, con conseguenze negative sul territorio. Manca a quanto pare l'attenzione sui canali a monte. Il geometra Pazzaglia ha suggerito la possibilità di un incontro con il Consorzio con il quale si dovrebbe discutere anche degli itinerari ciclabili lungo i canali, sul modello del Sentiero della Bonifica Chiusi-Arezzo.

Si è detto della Torre di Palidoro ceduta dalla Regione al Comune per realizzare il Museo Salvo D'Acquisto . Abbiamo sostenuto la necessità che appunto la Torre sia vissuta come uno dei punti di attrazione della ciclabile, e che si dilati in un' “ Oasi Salvo D'acquisto ”, in un luogo che racconti non solo la vicenda del carabiniere eroe, ma anche la storia del territorio, l'archeologia ecc. Un progetto che il Presidio dovrebbe cominciare a studiare e del quale si dovrebbe parlare al Comando Generale dei Carabinieri. Inoltre si intende seguire il coordinamneto con l’Università Roma tre che sta lavorando a un progetto sulle Dune di Passoscuro per la Città Metropolitana.
E' stata segnalata la presenza di una serie di baracche abbandonate che risaltano sulla spiaggia a ridosso della foce del Rio Palidoro, di fronte alla Torre, all’interno dell’area dell’Ospedale Bambino Gesù. Una di esse è stata di recente ricostruita.
Il Presidio Litorale Romano di Italia Nostra intende chiedere incontri alle Soprintendenze ai Beni Archeologici e ai Beni Architettonici e Paesaggistici competenti per territorio.

A conclusione della riunione, l’Arch. Di Silvestre e il Geom. Pazzaglia hanno invitato Roberto Pallottini e  Alemanno Barsocchi a studiare le possibili vie ciclopedonali e a dare suggerimenti all'amministrazione, non solo sul territorio nord della Riserva, ma anche per i collegamenti verso Ostia Antica. 


giovedì 17 dicembre 2015

UNA NOTA DI SPERANZA PER IL PARCO DELL'APPIA DAL VII MUNICIPIO






Il 10 dicembre 2015 il Consiglio del VII Municipio ha votato un ordine del giorno per unire  i 30 ettari della tenuta della Barbuta, situata all' angolo tra GRA ed Appia Nuova, al Parco dell Appia: queste le parole dell ODg del Municipio:  " ...Alla chiusura del Campo di concentramento Rom della Barbuta, che avvelena la salute fisica e la salute civica degli abitanti, deve seguire una efficace tutela ambientale di quei luoghi, sottraendoli definitivamente ai recenti e futuri tentativi di  speculazione, mediante l' accorpamento della Barbuta al Parco dell Appia Antica" .
La Sezione Romana di Italia Nostra esprime il proprio profondo apprezzamento per il VII Municipio e per l' impegno meritorio del suo Vice Presidente Tutino.
Un gesto politico assai importante che rimette la vicenda Barbuta nella giusta prospettiva: quella di evitare una ennesima volgare speculazione edilizia. Che era perfino approdata in Campidoglio sotto l'abito di azioni umanitarie, affidate all' iniziativa di una multinazionale.
Quella della Barbuta è vicenda di vitale importanza per il paesaggio dell' Appia e che merita di essere approfondita per i suoi contorti risvolti politici.
Valgano in proposito l'unito comunicato stampa della Sezione di Roma e la accurata memoria anche storica redatta sulla annosa vicenda da Oreste Rutigliano

COMUNICATO STAMPA
16 GIUGNO 2015
BARBUTA ROMA APPIA: UNA STORIA INCREDIBILE!
ALTRI CENTRI COMMERCIALI E QUESTA VOLTA SU UN’ AREA DI PROPRIETA’ PUBBLICA.
Sono giorni di sconcerto per il malaffare nella gestione della cosa pubblica comunale.  A noi sconcerta ancor di più che non si vada a scavare nella annunciata e subito dimenticata operazione urbanistica della Barbuta. Che cosa è la Barbuta?

Un area di 30 ettari di proprietà comunale, destinata a verde pubblico e situata all’angolo tra esterno GRA e Via Appia Nuova. Venne destinata a verde pubblico dalla Variante di Salvaguardia del 1991 in funzione dell’ arricchimento dei valori paesistici del Parco dell’Appia.
Un cono visuale parte parallelo all’Acquedotto di Claudio ed attraverso una direttrice libera da costruzioni: Capannellle-Barbuta-Aeroporto di Ciampino giunge direttamente ai Colli Albani.
Ed allo stesso modo provenendo dalla Antica Appia in corrispondenza del GRA, grazie allo spazio libero della Barbuta si apre la visione iconografica più famosa della consolare al cospetto del Vulcano laziale.

Ne è conseguito che il Parco abbia inserito Capannelle e Barbuta nel Piano di Assetto, che giace in Regione, nelle zone di ampliamento e che il PTP 12/15 abbia prescritto per la Barbuta : " sistemazione a Parco Pubblico attrezzato, anche con impianti sportivi e servizi locali previsti da strumenti urbanistici". Senza alcuna costruzione per essere chiari.
E se non bastasse è anche zona dichiarata di interesse archeologico di area vasta.

In tutto questo, si è pensato, giungendo fino in Consiglio Comunale, di usare questa proprietà pubblica preziosa come vile “ merce di scambio”. Se la Barbuta è strategica per il Parco dell’Appia, lo sarebbe certamente anche per la eccezionale accessibilità della posizione sotto il profilo commerciale. Si fa avanti il Gruppo internazionale Leroy Merlin. Ci vuole fare un centro commerciale in cambio di un quartierino per  Rom stanziatisi casualmente e provvisoriamente sull’ area da alcuni anni.
Tutto sembra normale: oramai ci si è abituati a considerare i Piani Urbanistici semplici consigli, i vincoli paesaggistici, meri ostacoli di vecchie visioni estetizzanti, i Parchi una palla al piede.
E la proprietà pubblica? Che dovrebbe essere una cosa “ sacra “, viene vista addirittura come un occasione per le operazioni politiche più spericolate.

Nessuno ci assicura che in futuro altre proposte di potenti operatori, anche internazionali, non possano forzare PRG, vincolo paesaggistico e ridurre a coriandoli le eventuali presenze archeologiche.
E allora ci rivolgiamo alla Regione per un suo pronto intervento per consolidare una conquista storica, come questa, con l’approvazione, urgentissima, del Piano di Assetto del Parco dell’Appia che giace dal 2002.


ROMA, VIA APPIA NUOVA, ZONA A VERDE PUBBLICO BARBUTA: UNA BRUTTA STORIA
 L’area di 30 ettari si chiama Barbuta. Dal nome di una antica tenuta agricola.
 E’compresa nell’angolo formato dal GRA e dalla ortogonale Via Appia Nuova, sulla parte esterna del GRA stesso.
 Da molti anni è in abbandono e su parte di essa si sono insediati  i nomadi con un loro accampamento.
Ma con ogni evidenza appare strategica dal punto di vista commerciale, per la sua accessibilità e per la sua visibilità; essa è in grado di catturare migliaia di consumatori che transitano sull’asse viario fondamentale Roma-Castelli.
Ci ha messo gli occhi la multinazionale Le Roy Merlin. Si è accordata con Capodarco, la famosa cooperativa assistenziale vicina all’On.le Battaglia ( PD ). Metterà a disposizione un quartierino per i nomadi, in cambio del permesso di costruire il suo mastodonte commerciale.
Ma si dà il caso che l’area sia strategica anche per il Parco dell’ Appia Antica.
Percorrendo l' Antica consolare provenendo da Porta S.Sebastiano in direzione Sud, poco prima di  sovrastare il tunnel del GRA, sul dolce rilievo della colata lavica si apre in tutta pienezza il cono visuale Appia - Castelli. Chi proviene dalle mura aureliane ora si trova direttamente al cospetto del potente rilievo di Monte Cavo ed a tutti i Colli Albani. E ritrova dal vivo l' iconografia più prepotente del grande monumento viario.
Il profilo antico del Vulcano Laziale, qui a suo modo imponente e dai colori cangianti, si contrappone all’asse viario. E la strada a sua volta lo sfida fin nella sua storia più antica.
Ed ancora, qui, l’area protetta mancherebbe di sufficiente spazio vitale alla propria sinistra, ad Est, se non ci fosse questo grande spazio libero ed agricolo.
Per tutte queste ragioni, e per salvaguardare questo primario cono visuale, fin dal 1991, la Variante di Salvaguardia, volta a salvaguardare natura e paesaggio della campagna romana, provvide a cancellare dall' area della Barbuta ogni previsione di espansione edilizia.
Consentendo inoltre una direttrice visiva libera da ostacoli nella successione Parco degli Acquedotti, Lucrezia Romana, Capannelle, Barbuta, Fonte Appia, Aeroporto.
E poiché su di essa già esisteva una previsione di espansione edilizia ed un progetto di lottizzazione delle Cooperative Bianche ( Consorcasa ), che si erano assicurate i terreni, si giunse ad un provvedimento di delocalizzazione del progetto Consorcasa su altre zone con acquisizione dei 30 ettari della barbuta al demanio comunale con una destinazione provvidenziale a Verde Pubblico ( allora zona N ).
Successivamente nel 1997 venne apposto il vincolo art. 1, lettera m, della legge Galasso, in contemporanea con analoghi vincoli apposti su altri vitali margini dell’Appia a Tor Marancia,  Boville e Mugilla.
In tempi più recenti  il PTP 12/15, l'unico PTP approvato nel Lazio,  la classificò come area TPa 78 con le seguenti prescrizioni: " sistemazione a Parco Pubblico attrezzato, anche con impianti sportivi e servizi locali previsti da strumenti urbanistici".
Poi è stata la volta nel 2002 del Piano di Assetto del Parco dell’Appia Antica, predisposto dall’Ente parco, che ha previsto consistenti ampliamenti dei confini del Parco stesso e tra questi fondamentali in questo settore i due circuiti dell’Ippodromo delle Capannelle e la stessa tenuta della Barbuta. Per la quale le prescrizioni sono state ancor più rigide di quelle del Piano paesistico. E cioè: : area 3.1 di protezione a prevalente valore storico archeologico e paesaggistico. Come dire solo agricoltura.
Solo dopo aver ricordato queste premesse si può percepire la gravità del procedimento di “ alienazione “ di questi terreni preziosi ad una multinazionale.
 Preoccupa gravemente che in Comune si sia preso anche solo in esame, con amnesia e leggerezza, un progetto di Centro commerciale, laddove un intero apparato vincolistico prevede la salvaguardia di quell’area.
 Il progetto è stato per buona fortuna contestato in extremis in Consiglio Comunale, ma non  per motivi storico urbanistici e paesaggistici, ma solo sulla base di motivi sociali, confermati da direttive europee, che sconsigliano la creazione di quartieri monoetnici e cioè di ghetti  non integrabili.
> Contestazione debole ed aggirabile con altre forme di munifiche donazioni sociali da parte del colosso commerciale entrato in campo. Che difficilmente mollerà la presa su un simile affare.
 DAL NOSTRA PUNTO DI VISTA LA VICENDA SI PRESTA AD UNA LETTURA ASSAI PREOCCUPANTE.
> QUI NON SI RIPETE PEDISSEQUAMENTE L' ABNORME PRETESA  DELL ASSESSORE  CORSINI DEL CENTRO DESTRA, CHE PER FARE IL VILLAGGIO OLIMPICO ALL’ IPPODROMO DI TOR DI QUINTO, VINCOLATO PAESAGGISTICAMENTE, PROCLAMAVA CHE IL VINCOLO LO SI POTEVA TRANQUILLAMENTE REVOCARE. SUSCITANDO SCONCERTO E IMMEDIATE REAZIONI.
> QUI SI AVVERTE, AL CONTRARIO, IL CLIMA DI DEREGULATION  PREPOTENTE  E VINCENTE, DIVENUTO PRATICA POLITICA USUALE E ADDIRITTURA SANCITO DAL DECRETO LEGGE SBLOCCA ITALIA.
> ED IN TALE PROSPETTIVA VA OGGI VISTA LA VICENDA.
> UN PRECEDENTE MICIDIALE CAPACE DI CORRODERE ALLE FONDAMENTA LA STORIA E LA NORMATIVA CONSEGUENTE OTTENUTA SULL APPIA DOPO L' IMPEGNO DI DUE GENERAZIONI.
> SULLA INDICAZIONE VOLUTA CAPARBIAMENTE PER UN INTERA VITA DA ANTONIO CEDERNA.
> Ciò detto non si può non ricollegare a questo progettato misfatto quanto accade a Frattocchie all estremo margine sud  del Parco Regionale dell Appia Antica.
> Qui i frati Trappisti, edificavano ai primi del novecento un convento dotato di 20 ettari di preziosi vigneti.
> Uno spazio che consente di immaginare una continuità tra Parco dell Appia e Parco dei Castelli.
> Aggiungasi poi che i Castelli nel corso degli ultimi tre lustri hanno visto passare le vigne, per cui erano famosi, da 11.000 a soli 6000 ettari.
> Sotto la pressione edificatoria e residenziale.
> Nel mentre si predica, forse invano, l intangibilita' degli spazi agricoli.
> Bene, anche qui, si parla di vendita a soggetti con un unico scopo sociale: mattone  e cemento.
> È TEMPO DUNQUE DI ALLEANZE E DI SFORZI CONGIUNTI TRA ORGANI DI TUTELA STATALI E REGIONALI.
> SEMPRECHE' NON CI SIA RASSEGNATI AD UN DESTINO DI SVENDITA DEFINITIVA DEL PATRIMONIO STORICO- PAESAGGISTICO, SOTTO L INCALZARE DELLA CRISI.
> CON EVIDENTE MIOPIA ED EPOCALE ERRORE DI STRATEGIA DEL FUTURO.
> Oreste Rutigliano

> Post Scriptum
> Non posso non rammentare in questa rievocazione accadimenti che mi hanno visto protagonista che mi spingono a rendere il dovuto riconoscimento ad un gentiluomo della politica: il capogruppo democristiano in Campidoglio nei primi anni 90 al tempo del Sindaco Carraro: Luciano Di Pietrantonio, un ex sindacalista prestato alla politica.
> Nella lunga complessa vicenda della variante di salvaguardia, che ho vissuto in qualità di allora  e consigliere comunale di Roma, membro della Commissione urbanistica, mi imbattei in una segnalazione di alcuni cittadini sul rischio di edificazione della Barbuta.
> In Consiglio comunale ripresi la segnalazione sollevando le proteste del Gruppo DC, appoggiate in aula dagli assegnatari futuri degli appartamenti di cooperativa. In verità seriamente esasperati nel veder sfumare un sogno già a portata di mano.
> Fu in tale circostanze, che con grande coraggio e profondo senso della sua missione di rappresentante degli interessi generali della città,  che intervenne il capogruppo democristiano Di Pietrantonio.
> Questi, contro il suo " popolo" presente in aula, diede a tutti con autorevolezza una lezione di senso civico dichiarando vere le ragioni del fermare, finché si era in tempo, un errore che avrebbe portato vantaggi per pochi e danni ad un disegno urbanistico di alto interesse per il futuro assetto cittadino.
> Fu così che passò quel meritorio blocco, e il successivo iter di delocalizzazione delle cubature già assentite, con passaggio della Barbuta nel demanio e nelle disponibilità del Comune. Che immediatamente la destinò a Verde Pubblico.
> Tempi lontani anni luce dal presente meschino ruolo di tanti rappresentanti politici odierni, senza poteri e senza prestigio, che vivono la loro vita nelle istituzioni da " nominati", revocabili al minimo dissenso. Ed incapaci di denunciare simile assurde storture.

lunedì 14 dicembre 2015

GIOVEDI' 17 DICEMBRE ALLE ORE 17,30 LA PRESENTAZIONE DEL NUOVO LIBRO DI ROBERTO DRAGOSEI

 “ Il Papa & L’Architetto” è questo il titolo dell'ultima fatica letteraria di Roberto Dragosei, architetto e socio di Italia Nostra Roma. Carlo Ripa di Meana, presidente di Italia Nostra Roma, interverrà alla presentazione,anticipata a  Giovedì 17, alle ore17,30, alla  Sala Convegni di Gangemi Editore., V.Giulia 142 (di fronte al Liceo Virgilio).


ERRATTA CORRIGE: LA PRESENTAZIONE E' GIOVEDI' 17 E NON VENERDI' 18 COME DA LOCANDINA







Un grande affresco storico sul breve pontificato di Sisto V e l'architetto Domenico Fontana. Un connubio che portò al completamento della Cupola di San Pietro.
Tutti i soci e gli amici di Italia Nostra Roma sono pregati di partecipare.

venerdì 11 dicembre 2015

LO STOP DELLA REGIONE SULLO STADIO DELLA ROMA A TOR DI VALLE


Dopo il fallimento della Parsitalia, il gelo della Regione Lazio il progetto va fermato definitivamente


Progetto lacunoso, integrazioni richieste ma non consegnate, omissioni negli elaborati e, soprattutto, una marea di cubature per negozi, alberghi e uffici che sforano ampiamente il consentito.

Italia Nostra Roma aveva già segnalato il grave rischio idrogeologico  e la mancanza di applicazione del principio dell’invarianza idraulica dell’area che doveva essere scartata senza le forzature che sono contenute nella delibera dell’Assemblea Capitolina  del 22 Dicembre 2014 sulla “pubblica utilità” del progetto.

ATAC ha già dichiarato l’impossibilità di realizzare il prolungamento della Metro B
per gli enormi disagi che i lavori provocherebbero agli utenti del percorso attuale.

Non basta congelare il progetto per mancanza di integrazioni e lacune: il progetto va fermato e quella scelta infelice  dell’area va ripensata radicalmente.

I terreni per lo stadio della Roma vanno  individuati in area metropolitana già servita da infrastrutture per la mobilità.


martedì 1 dicembre 2015

ITALIA NOSTRA ROMA: “L’ENTE REGIONALE DEL PARCO DELL’APPIA ANTICA E’, A TUTT’OGGI, INDISPENSABILE.” BASTA ATTACCHI INDISCRIMINATI



Dapprima un attacco al Parco dell' Appia per aver accettato la sponsorizzazione della Società Autostrade, che, venuta a cadere ha lasciato sul campo irrisolte le urgenze più gravi.
Poi l'accusa di inadeguatezza, per essere il Parco dotato di mere competenze naturalistiche, in territorio essenzialmente archeologico
Infine la delegittimazione per avocare il tutto alla Soprintendenza archeologica di Roma, che pur con grandi meriti, non è  strutturata per un territorio così vasto e complesso. Territorio  che richiede competenze istituzionali in materia urbanistica e paesaggistica proprie di un Ente Parco.
Italia Nostra Roma ricorda come l'Ente Parco sia stato fortemente voluto dallo stesso Antonio Cederna, che con entusiasmo accettò di esserne il primo Presidente.



Italia Nostra Roma, con questo intervento di Oreste Rutigliano, intende apportare le dovute correzioni ad un "racconto" del Parco, parziale ed ingeneroso, mettendo l'accento sulla gestione urbanistica e paesaggistica, che vedrebbe il Parco Regionale dell'Appia antica in totale crisi senza  un Ente apposito.







Il Parco dell’Appia:in quale contesto storico va inquadrato
A Roma negli anni 80 e 90 ci fu una rivoluzione urbanistica
Dal grande sparpagliamento dei quartieri si passò ad un nuovo ordine, che vide l’edificato contenuto entro le sponde e gli argini di grandi estensioni agricole e verdi.
Per consolidare tale intenzione e al contempo salvare, per sempre, monumenti, paesaggi e concrete estensioni di agricoltura e di campagna romana, destinata altrimenti a scomparire, si puntò decisamente sui Parchi Regionali. Le c.d.” aree protette “, per le quali vige un sostanziale regime  di inedificabilità, senza scadenze e senza corrispettivi finanziari, per chi ne risulti penalizzato.
Poco importa che la legge istitutiva metta in primo piano gli aspetti naturalistici, poiché di fatto è la salvaguardia urbanistica delle campagne e del paesaggio, come dimostrato dai lunghi contrasti politici che hanno anticipato la loro nascita, che sono atto distintivo di tali Parchi. Come detto, vere e proprie nuove strutture urbane.
Il Parco dell’Appia, da sempre sotto l’attenzione dei media, nacque già nel 1988 e nel 1996 venne inquadrato nella nuova disciplina della legge regionale sui parchi n. 29 del 1997.
Il Parco dell’Appia rappresenta dunque l’avanguardia delle aree protette all’interno della città di Roma o meglio dell’area metropolitana romana.
La sua salute, la sua attività, la sua sopravvivenza come Entità giuridica e politica si ripercuote su tutti gli altri Enti Parco dell’Area metropolitana.
Ogni attacco al Parco dell’Appia non può che suscitarci preoccupazione, proprio ora che tutti gli Enti Parco sono commissariati da 7 anni, nel tentativo di indebolirli,  e di ridimensionare le protezioni.
Si afferma spesso che esso non è altro che la duplicazione dei compiti assegnati dalla legge alla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma. La quale dovrebbe essere l’authority unica depositaria di ogni potere su quel territorio.
Insostituibili competenze urbanistiche e gestionali
In realtà dopo i 200 articoli di Cederna, partiti nel 1953, la prima traccia concreta e giuridica del sogno di un’Appia protetta la si ritrova nella cartografia coloratissima del PRG di Roma del 1965.
La rappresentazione è una macchia di colore verde acceso, zona N ( verde pubblico ), conferma grafica e giuridica del concetto di “ cuneo verde fin dentro la città “ , che dalle ampie aree agricole tra Appia ed Ardeatina  va a restringersi in prossimità delle Mura Aureliane . Per puntare, infine, attraverso  la passeggiata archeologica ed i fori, al Campidoglio.
Nella carta di identità del Parco è preminente l’estensione: 3500 ha., oggi, e 4860 ha. qualora vengano accolte in Regione le espansioni previste dal Piano di Assetto.
Può un’area così estesa essere stralciata totalmente dal resto della città senza riconoscere ai Governi locali, comunali e regionali, per quanto non amati, alcun diritto di parola?
Quale potere centrale potrebbe oggi eradicare le potestà comunali e regionali in modo assoluto, se non con atti di imperio inimmaginabili, su estensioni così vaste e fortemente interferenti con la vita urbana.
Noi auspichiamo un Parco archeologico nazionale. Ma l’auspicio dovrà comunque un giorno misurarsi con un territorio protetto oltremodo vasto ed in gran parte non demaniale. Quanto durerebbe questa gestazione? Quanto tempo impegnerebbe la trattativa con gli Enti locali, qui certamente in posizione fortemente dialettica?
Forse bisogna ringraziare che essi abbiano conferito molto tempo fa, ( oggi non lo farebbero più) detti poteri all’organismo Parco per una gestione unitaria. Perlomeno in termini giuridici e di gestione. Di fatto resta ai Comuni un potere di indirizzo, che si manifesta anche con le nomine di Consiglieri e Presidenti.
Questa delicata trama dalla quale è nata comunque una gestione fortemente indirizzata alla tutela e quindi assai positiva, non può essere sconosciuta ai più accorti osservatori.
La stessa Soprintendenza Archeologica di Roma dovrebbe apprezzare questo presidio, che opera nella giusta direzione e che rafforza e facilita una progressione verso obiettivi, che sono oggettivamente difficili, in una società che da vent’anni privilegia gli interessi privati, annebbiando le ragioni degli interessi collettivi.
Attacchi ingenerosi ed ingiustificati
Eppure sono continui gli strali all’Ente Parco a partire da quelle sue primarie competenze naturalistiche, giudicate inadeguate in un grande parco archeologico. Strali che vengono dal mondo della cultura e, a volte, anche da esponenti del MIBACT.
In occasione della sponsorizzazione della Società Autostrade, gli attacchi sono divenuti violenti, e alla concretezza di opere non più rimandabili si sono sostituite battaglie ideologiche, che hanno lasciato sul campo la miseria di una Antica via Appia sommersa dal frastuono delle auto, dalla loro invadenza e da mille pericoli. Ed ancora la vergogna dell’area protetta più famosa d’Italia senza percorsi, senza sentieri e senza cammini, ristretta alla sia pur magnifica passeggiata tra il Circo di Massenzio ed il GRA. Dopo il quale inizia lo spettacolo del basolato sconnesso, allagato, negletto, impercorribile per chilometri fino a Frattocchie. Disastri a cui si poteva finalmente porre rimedio, fatte le debite correzioni di rotta.
Ora, invece, rimangono solo rincrescimenti rispetto a sogni condivisi e purtroppo infranti.
Problemi urbanistici e politici complessi che devono avere un luogo di decisione condivisa.
L’Archeologica ha fatto il suo mestiere in modo ammirevole. Anche con una visione urbanistica. Ma poteri urbanistici non ne ha.
E tutto questo quando al centro di tutto c’è un atto puramente urbanistico che si chiama Piano d’Assetto. E cioè un piano che va ben oltre gli aspetti prescrittivi del Piano Territoriale Paesistico, che anch'esso a sua volta va condiviso tra Stato e Regione.
Cederna stesso, quando nel 1993, fu unanimemente designato in Regione, quale Presidente del Parco dell’Appia (  versione Legge dell’ 88 ), mi confidò che non capiva il Professor Adriano La Regina, allora ammirato e potente Soprintendente archeologico di Roma, quando asseriva che il Presidente del Parco dovesse essere un archeologo.
Vedeva, Cederna, con ogni evidenza la preminenza dei compiti  urbanistici, che erano presupposto indispensabile alla esistenza del Parco dell’ Appia, da lui sognato e fortemente voluto.
Del resto La Regina, diventato a sua volta apprezzato Presidente del Parco, l’ultimo, non volle in nulla discostarsi dagli indirizzi di governo, consolidatisi negli anni precedenti.
Compiti urbanistici che ho ritrovato in tanti gesti del Piano di assetto, gestito dai tecnici e dai consiglieri del Parco, ed adottato già nel 2002, (tuttora malauguratamente non approvato dalla Regione ).
Compiti e conseguenti gesti importanti, che si osservano nella delocalizzazione concordata di 80 ha. di aree industriali. Quelle che assediano dall’Appia Nuova, che azzerano le vedute ed incombono fin sul  basolato romano. E quelli, ivi compresi gli impianti sportivi, che si sono insinuati nel cuore dell’area protetta.
Nella protezione, regolamentazione e promozione delle attività agricole, che sono il paesaggio stesso dell'Appia insieme alle quinte urbane ed al vulcano laziale. Esse si estendono sul 50% del territorio.
Nell’esame di compatibilità della rete stradale esistente. Nell’esame della mobilità generale su strade tutte di competenza comunale. Nell’auspicio o meno di tunnel in grado di far sparire il traffico di attraversamento.
Negli espropri e nelle acquisizioni. Che sono notevoli e forse unici in un Paese che rifiuta oramai l’esproprio come forma di gestione territoriale. Il piano ha indicato plurimi e notevoli espropri ed acquisizioni. Assomando quelli attuati ( Caffarella, Tor Marancia, Farnesiana, Torricola ) a quelli previsti ed alle aree già nel pubblico demanio, si giunge a circa il 20% degli attuali 3500 ha.
Ed infine nella rete dei percorsi e della sentieristica.
I percorsi nel territorio dell’Appia sono la vera nota dolente. Ancora dopo 25 anni dal 1993, fuori dal selciato dell’Appia, quasi nessun altro percorso è aperto alla visita ed alla conoscenza del paesaggio antico dell’Appia . La eccezionalità del paesaggio non è percepibile dalla via stessa, se non in minima parte, essendo essa adagiata tra due sponde più alte. Un parco di tali dimensioni, sia esso archeologico, sia esso area protetta, non avrà mai vita se manca della irradiazione dei percorsi liberi e senza soluzione di continuità. Oserei dire che è questo il gesto urbanistico fondamentale. Realizzabile con opportuni minimi espropri, per restituire, come diceva Cederna, al godimento dei cittadini quella enorme area, dopo la rapina privatistica e privatizzante di decenni di insediamenti residenziali e produttivi, legittimi ed abusivi.
E ancora è stato significativo il gesto di additare i più grandi pericoli nella mancata acquisizione della tenuta della Farnesiana e di altre tenute ad alto rischio di privatizzazione. Privatizzazione e negazione del parco e del paesaggio insita nella trasformazione di antichi casali, sopravvissuti ed abbandonati, in ville di lusso, come avvenne per il casale della Giostra, a ridosso di Cecilia Metella.
Dove oggi si concede la visione dell’ altra faccia del monumento per gentile concessione di chi ivi abita e regna.
Vedo l' urbanistica anche e sopratutto in gesti che non sono stati previsti dallo stesso Piano di Assetto. E mi riferisco al contenimento dei giardini delle ville per lasciare almeno 50 metri di respiro ai due lati della antica via . La restituzione al demanio pubblico di monumenti oggi sequestrati in quella che chiamai la " città proibita della ville di lusso" .
Proibita  e cioè impenetrabile ai diritti dei cittadini. Non assoggettabile a regole minime di coesistenza con cotanto monumento. E qui si sono visti i limiti delle scelte politiche comunali e regionali, che  quei residenti hanno giudicato “ intoccabili “.Al punto che non si è potuta prevedere la imposizione di ingressi alle ville ( che affacciano sul delicato selciato antico ), sul retro delle stesse , li' coinvogliando le auto con apposite stradine di servizio.
In questa contingenza difendere l’Ente Parco è l’unico modo per tenere in vita il grande progetto dell’Appia.
Io credo, dunque, che noi tutti saremmo lieti un giorno di vedere lo Stato arrogarsi il diritto di creare un Parco nazionale Archeologico, magari esteso a tutto il percorso dell’ Appia fino a Brindisi.
Ma fino quando ciò non sarà,  si ringrazino coloro che dalla politica locale, e siamo nell’ 88 e nel 97, seppero dare alle istanze della cultura una concreta risposta con la area protetta regionale.
Si prenda atto che tutti coloro che la hanno gestita nel tempo, e come tecnici e come Consiglieri e come Presidenti ed ora Commissari, sono stati all'altezza della situazione.
E che più di questo non si poteva fare. O meglio non potevano andare oltre i limiti della classe politica che ci governa.
Nel Parco dell’ Appia, grazie a Dio, non ci si è racchiusi in una visione meramente naturalistica, come purtroppo è  avvenuto in altre aree protette urbane e suburbane. Che pure sono state un atto politico ed urbanistico che ha messo Roma in grado di competere in assoluto con qualunque altra metropoli,  ampliando l’offerta turistica in un sofisticato e vincente settore del turismo lento ed approfondito.
Ventiquattromila ettari di aree protette, mai apprezzate nel loro immenso potenziale, che oggi vivacchiano in una strategia perversa che le  abbandona sotto un velo di oblio, accompagnato da riduttive politiche di gestioni meramente naturalistiche.
Una ragione in più per dare sostegno ai compiti ed alle funzioni dell’Ente Parco dell’Appia, affinché sia esempio positivo di gestione e di visione urbanistica per le altre irrinunciabili aree protette, tra le quali massima Veio.
 Oreste Rutigliano

Roma, 1 dicembre 2015


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