lunedì 11 novembre 2013

LA METRO C: UN GROVIGLIO DI VIPERE

Abbiamo appreso dalla stampa in un articolo pubblicato ieri 10.11.2013 su Il Fatto Quotidiano che le anomalie e le irregolarità dei lavori per la Metro C sono di fatto un inestricabile groviglio di vipere

(come da articolo che potrete leggere di seguito).


"Linea C, la metro nata troppo lenta
di Daniele Martini, "Il Fatto Quotidiano, 10 nov. 2013


La nuova metropolitana di Roma, la famosa linea C, nascerà vecchia. E soprattutto lenta: un treno ogni 7-8 minuti bene che vada, ogni 13-14 nell’ipotesi peggiore. Tempi d’attesa da tratta ottocentesca più che da moderna rete europea, doppi e tripli della cadenza di 4 minuti scritta nero su bianco nel contratto tra il Comune di Roma e il Consorzio di costruttori (Vianini-Caltagirone, Astaldi, Ansaldo e Cooperativa braccianti di Carpi). Tanta anacronistica lentezza è il risultato di una scelta a prima vista senza senso, effettuata invece con molta sapienza e oculatezza, quasi sicuramente su pressione dei costruttori. I quali di fatto sono riusciti a evitare che fosse allestita una croce di scambio dei treni prima della stazione di San Giovanni, cioè nella parte terminale della linea che da Pantano collega l’estrema periferia con il centro e che è in fase di ultimazione (promettono entrerà in esercizio a giugno 2015).
Contro ogni logica ingegneristica e trasportistica, la croce di scambio sarà sì costruita, ma dopo San Giovanni, all’inizio della famosa tratta T3 che da San Giovanni va al Colosseo fino a piazza Venezia, la tratta delle polemiche. Un pezzo di metropolitana che nell’ipotesi più rosea sarà pronto a metà del 2020. Chi per professione ha seguito passo passo per anni tutta la fase di preparazione e costruzione della metro C, dai primi vagiti con la giunta di Francesco Rutelli al via ai lavori nel 2006 con Walter Veltroni sindaco fino ad oggi, assicura al Fatto che lo spostamento da prima a dopo San Giovanni non risulta da alcun atto formale. Il progetto originario prevedeva tutt’altro e del resto chi conosce appena l’abc dei trasporti sa che una linea ferroviaria, di superficie o sotterranea non fa differenza, nasce male e parte zoppa senza adeguati punti di scambio che la rendano veloce e sicura. Quando fu imposto lo spostamento della croce di scambio da prima a dopo San Giovanni, la decisione di costruire la tratta T3 non era stata affatto presa.
Le due circostanze sono collegate a filo doppio. Quella specie di colpo di mano a suo modo geniale sul punto di scambio fu impostato in grande segretezza prima dell’estate del 2008 ed è rimasto sconosciuto per anni. In tutto questo tempo ha funzionato, però, come formidabile cavallo di Troia nelle stanze e negli uffici giusti, per forzare la mano al comune di Roma e al governo italiano a favore della decisione di realizzare e finanziare la tratta T3. Che infatti alla fine è stata approvata con un costo previsto di 753 milioni di euro arrotondato questa primavera dal nuovo ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, con altri 370 milioni. Per un totale di 1 miliardo e 123 milioni. Cifra che poi crescerà nel caso assai probabile intervengano rallentamenti e intoppi dovuti alla particolarità archeologica della zona, con il Colosseo e il Foro romano da attraversare.
Tutto ciò sarà pagato dai viaggiatori della futura metropolitana a cui viene imposto ad arte un disagio a prima vista inspiegabile per una linea nuova di zecca. Per capire perché ciò avverrà, è necessario entrare nei dettagli tecnici della faccenda. Nella versione originaria il progetto prevedeva la croce di scambio tra i due binari della metropolitana prima di San Giovanni in modo che soprattutto per motivi di sicurezza ma anche di scorrevolezza i treni non dovessero mai procedere nella direzione opposta a quella da cui erano arrivati. Nel mondo dei trasporti moderni questo è un assioma irrinunciabile . Nel caso in cui non sia rispettato e i treni siano costretti a tornare indietro in senso opposto a quello di provenienza, si parla in gergo di “marcia illegale” e si dice che la linea è “banalizzata”.
Senza il punto di scambio prima di San Giovanni, la metro C sarà costretta ad una continua “marcia illegale” per circa 3 chilometri, da San Giovanni verso Pantano, su una linea “banalizzata ” fino al primo punto di scambio disponibile che si trova in quello che i tecnici chiamano il pozzo Tbm Malatesta. Percorrere a ritroso quei 3 chilometri imporrà un aumento dei tempi di attesa tra un treno e l’altro fino a 7-8 minuti. Sempre che i responsabili della sicurezza della tratta non impediscano la marcia illegale in contemporanea sui due binari.
A quel punto i tempi di attesa raddoppierebbero fino a 13-14 minuti. Un disastro perché oltre un certo limite i viaggiatori scappano. A quel punto sarebbero guai seri per i conti già squassati del gestore della linea, cioè l’Atac, l’azienda romana dei trasporti. Questa assurdità durerà almeno fino a che non entrerà in esercizio la tratta T3 con annessa croce di scambio, quindi tra 7 anni come minimo. La clamorosa mancanza del punto di scambio non è ovviamente sfuggita alla commissione tecnica di collaudo della metro C, guidata dall’ex Ragioniere dello Stato, Andrea Monorchio. Nella riunione del 18 settembre la commissione ha scritto che “non esistono i presupposti per l'emissione di qualsiasi certificazione”.

Dan. Mart."

E' difficile orientarsi in questo mucchio velenoso ma ci sarà pure, in tutta Roma, un galantuomo che intenda fare chiarezza in questo costosissimo caos.
Italia Nostra Roma, senza paura di essere noiosa, ripetitiva e petulante, afferma e ribadisce che una nuova Valutazione di Impatto Ambientale è l'unica soluzione perchè prevede, nelle analisi comparate delle soluzioni alternative, anche l'ipotesi che la Metro C da San Giovanni incroci la Linea B al Circo Massimo scartando la devastazione dell'Area Archeologica Centrale a Colosseo.
Se il galantuomo c'è batta un colpo e non si sottragga, come successo fino ad ora, alle sue responsabilità.
Italia Nostra Roma ha inviato oggi un comunicato stampa (di seguito riportato) rilevando con dispiacere che nonostante le reiterate richieste di incontro il Sindaco di Roma fa orecchie da mercante e non concede alla "più antica" associazione a tutela dei Beni Archeologici e Architettonici di Roma un incontro.
La partecipazione e la condivisione dei progetti ( e che progetti!!!) per la città sono solo aria fritta.


COMUNICATO STAMPA
11.11.2013
METRO C: NATA VECCHIA NON DEVE MORIRE STRADA FACENDO

L’articolo pubblicato il 10 nov. 2013 su “Il Fatto Quotidiano” - “Linea C, la metro nata troppo lenta” non lascia più dubbi sulla forzatura messa in atto per proseguire, a tutti costi, la costruzione della Linea C fino al Colosseo o addirittura a Piazza Venezia, nonostante tutte le anomalie rilevate.
Malgrado le rassicurazioni del Sindaco Marino, dell’Assessore Improta, di Roma Metropolitane e dello stesso Contraente Generale (MetroC) e nonostante le chiare e schiette iniziative di Italia Nostra Roma, nella forma e negli intenti, messe in atto attraverso molteplici comunicati stampa, lettere al Sindaco e appelli al Ministro Bray, nessuno si è degnato di rispondere.
Ora si scopre che - grazie anche all’Atto Attuativo del 9.9.2013 sottoscritto da Roma Metropolitane e Metro C, condotto e concordato dall’Assessore Improta - non solo nulla è risolto in fatto di “tempi e costi certi” ma la devastazione va avanti sulla tratta da S.Giovanni al Colosseo e in più si sta per mettere in atto una consegna – tratta fino a San Giovanni - che, usando la massima discrezione e compostezza, è da definire “finta”.
Le enormi irregolarità e anomalie (evidenziate dall’articolo de Il Fatto Quotidiano) che alimentano la soluzione attuale di proseguire senza condizioni nella costruzione della tratta da S.Giovanni al Colosseo, appaiono sempre più evidenti, soffermandosi solo sulle recenti notizie di stampa, riguardanti il rischio geologico, gli imprevisti archeologici, l’impatto sull’ambiente, sui monumenti e sul turismo della tratta T3 che rimangono intatti e allarmanti.
Italia Nostra Roma ribadisce integralmente la conclusione della lettera inviata al Sindaco Marino il 24.10.2013,  ancora senza risposta, nella quale chiedeva:
“l’attivazione di una procedura V.I.A è, secondo Italia Nostra Roma, inevitabile e la mancata esplicitazione di essa potrebbe rappresentare una grave anomalia procedurale considerato il gran numero di varianti messe in atto negli anni.
La nuova V.I.A può fornire utili indicazioni circa il reale rischio (tempi e costi) intrinseco nella realizzazione di tali opere oltre ad eventuali scenari alternativi coerenti con l’effettiva domanda attuale di mobilità e con l’impegno finanziario che il Comune, la Regione e lo Stato intendono effettivamente destinare, attualmente, a questa opera.
Notiamo che è in corso una tattica politico-mediatica che tende a far confluire sulla Sua Amministrazione anni di errori ed omissioni pregresse. Il Sindaco di Roma Capitale deve, a parer nostro, prendersi il merito di fare chiarezza richiedendo una procedura di V.I.A presso la Regione Lazio con un atto politico di grande rilevanza.
Unico e solo obbiettivo di Italia Nostra Roma è la salvaguardia dell’Area Archeologica Centrale e dare comunque uno sbocco utile ai cittadini per il tracciato della Linea C della Metro.”

Italia Nostra Roma ha più volte sollecitato, senza alcuna risposta un incontro, con il Sindaco Ignazio Marino.
Italia Nostra Roma può aspettare, Roma no!!!


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