La Sovraintendenza non ha denari
per la gestione di manufatti di Villa Doria Pamphilj, quindi mette in
liquidazione le proprietà.
Cascina Floridi, Casetta ai
Monti, Casetta Rossa al Lago e Cascina Legnara verranno affittate, attraverso
un bando, al 20% d’affitto standard.
Vale a dire:
Cascina Floridi a 21.840 euro l’anno,
Casetta ai Monti 2844 euro annui,
Casetta Rossa del Lago a 3654 euro l’anno
la Cascina Legnara a 5688 euro sempre l’anno.
Neanche il canone annuo di una
casa di edilizia economica e popolare al Tufello.
Italia Nostra Roma nel ’73 raccolse
30 milioni per dare il primo contributo all’acquisizione della Villa. A buon
diritto, quindi, ci sentiamo autorizzati a esprime tutto il nostro rammarico e
la nostra contrarietà a questa operazione di piccolo cabotaggio.
Un bando internazionale avrebbe
dato risultati diversi e risultati diversi si sarebbero ottenuti se per 15 anni
ci si fosse preoccupati di attivare finanziamenti per mantenere gli edifici e
assegnarli con il coltello dalla parte del manico. Ora il Comune stringe il
coltello dalla parte della lama.
E’ un’operazione fallimentare.
Una resa senza condizioni. Quattro soldi che non servono a nessuno tranne a
coloro che, a bando vinto, avranno un guadagno consistente da punti ristoro,
attività culturali, etc. Basti guardare i prezzi del ristorante Bistrot, in
prossimità del Casalino Farsetti, per
capire i futuri, ancorchè legittimi, guadagni dei vincitori del bando.
Operazione in perdita quella
dell’affitto a canone agevolato. Una resa incondizionata del Comune di Roma che
regala i suoi elementi preziosi senza un’analisi costi-benefici. Uno sconto
assurdo e una liquidazione insensata dei beni più preziosi.
Villa Dora Pamphilj come il
Tufello.
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