mercoledì 13 gennaio 2016

MUNICIPIO VII: UNA IMPORTANTE RISOLUZIONE ANCORA INASCOLTATA



 Torna d’attualità il Parco dell Appia e la sua fondamentale funzione di salvaguardia urbanistica delle aree più congestionate di Roma.

Il 18 settembre 2015 il Consiglio del VII Municipio ha approvato alla unanimità una Risoluzione che auspica la intangibilita' del comprensorio di 30 ettari della Barbuta confermando la sua destinazione a verde e fa appello all' Ente Parco dell' Appia per la sua inclusione nei confini del Parco regionale dell Appia Antica
 Il comprensorio Barbuta è già compresa nel Piano di Assetto del Parco, che dopo 13 anni la Regione ancora non approva.

 Il VII Municipio governa i grandi e sovraffollati quartieri posti ad Est dell'Appia.
 Appio-Latino, Tuscolano, Quadraro, Cinecittà etc.
 È molto significativo che esso si preoccupi di non aggravare lo stress abitativo ed urbanistico del Municipio e che faccia appello e riferimento all'Ente Parco.
 Questo conferma quanto Italia Nostra ha recentemente sostenuto.
 La popolazione e le Istituzioni Locali si riconoscono nel Parco. Ad esso fanno riferimento non tanto per problemi naturalistici, ma per fondamentali problemi urbanistici.
 Il Parco Regionale dell Appia è una realtà che va difesa ed incrementata, poiché elemento fondamentale della strategia di difesa del Patrimonio storico paesaggistico e della sua offerta alla cittadinanza per un maggior decoro ed una migliore qualità della vita.

Ma questa Risoluzione del settembre 2015 va molto oltre nel recupero di una civiltà politica distrutta da avvenimenti gravi degli ultimi 20 anni, nei quali si è affermata l'urbanistica contrattata e con essa il dominio dei poteri economico-finanziari.
La vicenda Barbuta è stata una delle lezioni più dure sulla deriva del potere cittadino.

Un'area strategica per il Parco dell Appia sottoposta 25 anni fa ad una variante di PRG per la sua salvaguardia ed acquisizione al demanio pubblico era diventata sito strategico di insediamento commerciale della Multinazionale Le Roy Merlin.
Con immediata adesione delle forze politiche al Governo solo un anno fa.
E solo per un caso l'operazione di distrazione dal patrimonio pubblico è stata fermata in tempo, dall' intervento in Consiglio comunale del Consigliere Riccardo Magi in Campidoglio, e di Davide Tutino, vicepresidente del Consiglio in Municipio 7.
Essi l'hanno denunciata e bloccata con motivazioni di carattere non solo ambientale ed urbanistico, ma anche giuridico, eccependo l'illegittimità di un quartiere mono etnico Rom, che la multinazionale si apprestava a regalare in cambio di ben altro beneficio: La costruzione di un ennesimo maxi centro commerciale.

 Ma con questo i pericoli non erano finiti.Ora con la Risoluzione di settembre 2015 al centro della vicenda viene posta la questione della intangibilità urbanistica.
 Italia Nostra sarà d' ora in avanti a fianco del VII Municipio e dei Consiglieri che vorranno tenere duro su questo punto.Io personalmente che scrivo ringrazio in particolare i Consiglieri proponenti, Davide Tutino e Francesco Laddaga, ed  il Presidente della Commissione Ambiente, Marco Poli, i quali hanno voluto e determinato il percorso dell'atto.

Per anzianità ho vissuto ed in parte determinato la salvaguardia di quel comprensorio. Posto immediatamente ad Est dell'Appia Antica all'altezza del GRA.
Esso offre il necessario spazio e respiro alla monumentale via consolare proprio quando essa si innalza e punta i Colli Albani e il Monte Cavo nella sua più bella visione paesaggistica.
Ho insistito per farla inserire nell'ampliamento dei confini del Parco insieme al Complesso di Capannelle ( in una evidente continuità spaziale visiva e paesistica).
Assistevo amareggiato alle manovre blindate da un patto con il volontariato sociale cooperativo e mi preparavo ad una cocente sconfitta.

Ora so che altri saranno in campo e che lo stesso Parco potrà alzare la voce.
Su questo scottante e pessimo episodio e terribile segnale politico.

Per chi avrà pazienza sono qui allegati sia un Comunicato stampa di Italia Nostra del luglio 2015. Caduto nel vuoto.
Sia la cronaca, ora storia, della Barbuta e dell'impegno a tenerla libera da insediamenti nel nome e nell' interesse del Parco dell'Appia.
Storia che affido ai tanti che ancora vorranno impegnarsi per gli interessi pubblici.

Oreste Rutigliano

Cons Nazionale di Italia Nostra



COMUNICATO STAMPA
16 GIUGNO 2015
BARBUTA ROMA APPIA: UNA STORIA INCREDIBILE!
ALTRI CENTRI COMMERCIALI E QUESTA VOLTA SU UN’ AREA DI PROPRIETA’ PUBBLICA.
Sono giorni di sconcerto per il malaffare nella gestione della cosa pubblica comunale.  A noi sconcerta ancor di più che non si vada a scavare nella annunciata e subito dimenticata operazione urbanistica della Barbuta. Che cosa è la Barbuta?

Un area di 30 ettari di proprietà comunale, destinata a verde pubblico e situata all’angolo tra esterno GRA e Via Appia Nuova. Venne destinata a verde pubblico dalla Variante di Salvaguardia del 1991 in funzione dell’ arricchimento dei valori paesistici del Parco dell’Appia.
Un cono visuale parte parallelo all’Acquedotto di Claudio ed attraverso una direttrice libera da costruzioni: Capannellle-Barbuta-Aeroporto di Ciampino giunge direttamente ai Colli Albani.
Ed allo stesso modo provenendo dalla Antica Appia in corrispondenza del GRA, grazie allo spazio libero della Barbuta si apre la visione iconografica più famosa della consolare al cospetto del Vulcano laziale.

Ne è conseguito che il Parco abbia inserito Capannelle e Barbuta nel Piano di Assetto, che giace in Regione, nelle zone di ampliamento e che il PTP 12/15 abbia prescritto per la Barbuta : " sistemazione a Parco Pubblico attrezzato, anche con impianti sportivi e servizi locali previsti da strumenti urbanistici". Senza alcuna costruzione per essere chiari.
E se non bastasse è anche zona dichiarata di interesse archeologico di area vasta.

In tutto questo, si è pensato, giungendo fino in Consiglio Comunale, di usare questa proprietà pubblica preziosa come vile “ merce di scambio”. Se la Barbuta è strategica per il Parco dell’Appia, lo sarebbe certamente anche per la eccezionale accessibilità della posizione sotto il profilo commerciale. Si fa avanti il Gruppo internazionale Leroy Merlin. Ci vuole fare un centro commerciale in cambio di un quartierino per  Rom stanziatisi casualmente e provvisoriamente sull’ area da alcuni anni.
Tutto sembra normale: oramai ci si è abituati a considerare i Piani Urbanistici semplici consigli, i vincoli paesaggistici, meri ostacoli di vecchie visioni estetizzanti, i Parchi una palla al piede.
E la proprietà pubblica? Che dovrebbe essere una cosa “ sacra “, viene vista addirittura come un occasione per le operazioni politiche più spericolate.

Nessuno ci assicura che in futuro altre proposte di potenti operatori, anche internazionali, non possano forzare PRG, vincolo paesaggistico e ridurre a coriandoli le eventuali presenze archeologiche.
E allora ci rivolgiamo alla Regione per un suo pronto intervento per consolidare una conquista storica, come questa, con l’approvazione, urgentissima, del Piano di Assetto del Parco dell’Appia che giace dal 2002.


ROMA, VIA APPIA NUOVA, ZONA A VERDE PUBBLICO BARBUTA: UNA BRUTTA STORIA
 L’area di 30 ettari si chiama Barbuta. Dal nome di una antica tenuta agricola.
 E’compresa nell’angolo formato dal GRA e dalla ortogonale Via Appia Nuova, sulla parte esterna del GRA stesso.
 Da molti anni è in abbandono e su parte di essa si sono insediati  i nomadi con un loro accampamento.
Ma con ogni evidenza appare strategica dal punto di vista commerciale, per la sua accessibilità e per la sua visibilità; essa è in grado di catturare migliaia di consumatori che transitano sull’asse viario fondamentale Roma-Castelli.
Ci ha messo gli occhi la multinazionale Le Roy Merlin. Si è accordata con Capodarco, la famosa cooperativa assistenziale vicina all’On.le Battaglia ( PD ). Metterà a disposizione un quartierino per i nomadi, in cambio del permesso di costruire il suo mastodonte commerciale.
Ma si dà il caso che l’area sia strategica anche per il Parco dell’ Appia Antica.
Percorrendo l' Antica consolare provenendo da Porta S.Sebastiano in direzione Sud, poco prima di  sovrastare il tunnel del GRA, sul dolce rilievo della colata lavica si apre in tutta pienezza il cono visuale Appia - Castelli. Chi proviene dalle mura aureliane ora si trova direttamente al cospetto del potente rilievo di Monte Cavo ed a tutti i Colli Albani. E ritrova dal vivo l' iconografia più prepotente del grande monumento viario.
Il profilo antico del Vulcano Laziale, qui a suo modo imponente e dai colori cangianti, si contrappone all’asse viario. E la strada a sua volta lo sfida fin nella sua storia più antica.
Ed ancora, qui, l’area protetta mancherebbe di sufficiente spazio vitale alla propria sinistra, ad Est, se non ci fosse questo grande spazio libero ed agricolo.
Per tutte queste ragioni, e per salvaguardare questo primario cono visuale, fin dal 1991, la Variante di Salvaguardia, volta a salvaguardare natura e paesaggio della campagna romana, provvide a cancellare dall' area della Barbuta ogni previsione di espansione edilizia.
Consentendo inoltre una direttrice visiva libera da ostacoli nella successione Parco degli Acquedotti, Lucrezia Romana, Capannelle, Barbuta, Fonte Appia, Aeroporto.
E poiché su di essa già esisteva una previsione di espansione edilizia ed un progetto di lottizzazione delle Cooperative Bianche ( Consorcasa ), che si erano assicurate i terreni, si giunse ad un provvedimento di delocalizzazione del progetto Consorcasa su altre zone con acquisizione dei 30 ettari della barbuta al demanio comunale con una destinazione provvidenziale a Verde Pubblico ( allora zona N ).
Successivamente nel 1997 venne apposto il vincolo art. 1, lettera m, della legge Galasso, in contemporanea con analoghi vincoli apposti su altri vitali margini dell’Appia a Tor Marancia,  Boville e Mugilla.
In tempi più recenti  il PTP 12/15, l'unico PTP approvato nel Lazio,  la classificò come area TPa 78 con le seguenti prescrizioni: " sistemazione a Parco Pubblico attrezzato, anche con impianti sportivi e servizi locali previsti da strumenti urbanistici".
Poi è stata la volta nel 2002 del Piano di Assetto del Parco dell’Appia Antica, predisposto dall’Ente parco, che ha previsto consistenti ampliamenti dei confini del Parco stesso e tra questi fondamentali in questo settore i due circuiti dell’Ippodromo delle Capannelle e la stessa tenuta della Barbuta. Per la quale le prescrizioni sono state ancor più rigide di quelle del Piano paesistico. E cioè: : area 3.1 di protezione a prevalente valore storico archeologico e paesaggistico. Come dire solo agricoltura.
Solo dopo aver ricordato queste premesse si può percepire la gravità del procedimento di “ alienazione “ di questi terreni preziosi ad una multinazionale.
 Preoccupa gravemente che in Comune si sia preso anche solo in esame, con amnesia e leggerezza, un progetto di Centro commerciale, laddove un intero apparato vincolistico prevede la salvaguardia di quell’area.
 Il progetto è stato per buona fortuna contestato in extremis in Consiglio Comunale, ma non  per motivi storico urbanistici e paesaggistici, ma solo sulla base di motivi sociali, confermati da direttive europee, che sconsigliano la creazione di quartieri monoetnici e cioè di ghetti  non integrabili.
Contestazione debole ed aggirabile con altre forme di munifiche donazioni sociali da parte del colosso commerciale entrato in campo. Che difficilmente mollerà la presa su un simile affare.
 DAL NOSTRA PUNTO DI VISTA LA VICENDA SI PRESTA AD UNA LETTURA ASSAI PREOCCUPANTE.
QUI NON SI RIPETE PEDISSEQUAMENTE L' ABNORME PRETESA  DELL ASSESSORE  CORSINI DEL CENTRO DESTRA, CHE PER FARE IL VILLAGGIO OLIMPICO ALL’ IPPODROMO DI TOR DI QUINTO, VINCOLATO PAESAGGISTICAMENTE, PROCLAMAVA CHE IL VINCOLO LO SI POTEVA TRANQUILLAMENTE REVOCARE. SUSCITANDO SCONCERTO E IMMEDIATE REAZIONI.
QUI SI AVVERTE, AL CONTRARIO, IL CLIMA DI DEREGULATION  PREPOTENTE  E VINCENTE, DIVENUTO PRATICA POLITICA USUALE E ADDIRITTURA SANCITO DAL DECRETO LEGGE SBLOCCA ITALIA.
ED IN TALE PROSPETTIVA VA OGGI VISTA LA VICENDA.
UN PRECEDENTE MICIDIALE CAPACE DI CORRODERE ALLE FONDAMENTA LA STORIA E LA NORMATIVA CONSEGUENTE OTTENUTA SULL APPIA DOPO L' IMPEGNO DI DUE GENERAZIONI.
 SULLA INDICAZIONE VOLUTA CAPARBIAMENTE PER UN INTERA VITA DA ANTONIO CEDERNA.
Ciò detto non si può non ricollegare a questo progettato misfatto quanto accade a Frattocchie all estremo margine sud  del Parco Regionale dell Appia Antica.
Qui i frati Trappisti, edificavano ai primi del novecento un convento dotato di 20 ettari di preziosi vigneti.
Uno spazio che consente di immaginare una continuità tra Parco dell Appia e Parco dei Castelli.
Aggiungasi poi che i Castelli nel corso degli ultimi tre lustri hanno visto passare le vigne, per cui erano famosi, da 11.000 a soli 6000 ettari.
Sotto la pressione edificatoria e residenziale.
Nel mentre si predica, forse invano, l intangibilita' degli spazi agricoli.
Bene, anche qui, si parla di vendita a soggetti con un unico scopo sociale: mattone  e cemento.
È TEMPO DUNQUE DI ALLEANZE E DI SFORZI CONGIUNTI TRA ORGANI DI TUTELA STATALI E REGIONALI.
SEMPRECHE' NON CI SIA RASSEGNATI AD UN DESTINO DI SVENDITA DEFINITIVA DEL PATRIMONIO STORICO- PAESAGGISTICO, SOTTO L INCALZARE DELLA CRISI.
CON EVIDENTE MIOPIA ED EPOCALE ERRORE DI STRATEGIA DEL FUTURO.

Post Scriptum
Non posso non rammentare in questa rievocazione accadimenti che mi hanno visto protagonista che mi spingono a rendere il dovuto riconoscimento ad un gentiluomo della politicail capogruppo democristiano in Campidoglio nei primi anni 90 al tempo del Sindaco Carraro: Luciano Di Pietrantonio, un ex sindacalista prestato alla politica.
Nella lunga complessa vicenda della variante di salvaguardia, che ho vissuto in qualità di allora  e consigliere comunale di Roma, membro della Commissione urbanistica, mi imbattei in una segnalazione di alcuni cittadini sul rischio di edificazione della Barbuta.
In Consiglio comunale ripresi la segnalazione sollevando le proteste del Gruppo DC, appoggiate in aula dagli assegnatari futuri degli appartamenti di cooperativa. In verità seriamente esasperati nel veder sfumare un sogno già a portata di mano.
Fu in tale circostanze, che con grande coraggio e profondo senso della sua missione di rappresentante degli interessi generali della città,  che intervenne il capogruppo democristiano Di Pietrantonio.
Questi, contro il suo " popolo" presente in aula, diede a tutti con autorevolezza una lezione di senso civico dichiarando vere le ragioni del fermare, finché si era in tempo, un errore che avrebbe portato vantaggi per pochi e danni ad un disegno urbanistico di alto interesse per il futuro assetto cittadino.
Fu così che passò quel meritorio blocco, e il successivo iter di delocalizzazione delle cubature già assentite, con passaggio della Barbuta nel demanio e nelle disponibilità del Comune. Che immediatamente la destinò a Verde Pubblico.
Tempi lontani anni luce dal presente meschino ruolo di tanti rappresentanti politici odierni, senza poteri e senza prestigio, che vivono la loro vita nelle istituzioni da " nominati", revocabili al minimo dissenso. Ed incapaci di denunciare simile assurde storture.

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