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lunedì 19 luglio 2010

Degrado a Villa Borghese: l'intervento di Carlo Ripa di Meana


Da La Repubblica di domenica 18.07.10
Villa Borghese, Ripa di Meana accusa "Distruggono il parco per fare cassa"
"Il Comune doveva cambiare rotta, poi ecco l'autorizzazione ai concerti di Renato Zero. Bloccare lo scempio di quest'area verde, democraticamente, con la protesta"
LAURA SERLONI

"Non c'è più la sacralità del passato. E chi non la riconosce non può che fare un danno". Usa un'espressione pasoliniana Carlo Ripa di Meana, presidente di Italia Nostra, per spiegare il perché del degrado in cui versa Villa Borghese. "Un patrimonio botanico e artistico che gli amministratori vedono come una gallina dalle uova d'oro".Presidente, Italia Nostra con Legambiente e l'associazione Amici di Villa Borghese, ha presentato un esposto alla Procura contro il degrado del parco. Segna un nuovo traguardo nella lotta per la salvaguardia del polmone verde?"Dopo tutte le proteste per la discoteca sulla scalinata Bruno Zevi e il Fifa Fan Fest a piazza di Siena, pensavamo che si sarebbe cambiata rotta. Avevamo anche fatto una ricognizione con Alemanno e invece dopo pochi giorni arriva il placet per i concerti di Renato Zero. Si è superato il limite. Non facciamoci strappare dagli affaristi la villa, ora si esprima la Procura".Si continuano a concedere autorizzazioni con troppa superficialità?"Senza alcun freno, si danno licenze a chiunque. Sono molto amareggiato e questo è un sintomo preoccupante del non governo della città. Luoghi sublimi vengono utilizzati come piattaforme del divertimento. Se il concorso ippico era una peculiarità, ora il parco è diventato una piazza qualsiasi adatta a ospitare perennemente manifestazioni di ogni tipo".In alcune immagini del 1992, la villa era un giardino florido e rigoglioso. Come mai, presidente, oggi in alcuni punti sembra un deserto con tronchi mozzati e platani avvelenati?"È un parco gravemente malato. L'esperienza dei grandi parchi europei non ci ha lasciato nulla in eredità. Comanda la brutalità del potere. Io imputo il suo declino alla mancanza di retroterra culturale dei governanti di Roma. Manca la competenza botanica ormai da anni, ma negli ultimi tre c'è stata una virata verso una gravità senza precedenti".Alberi capitozzati senza criterio, statue sfregiate e vandalizzate..."L'escalation di vandalismo non è contrastata. C'è l'idea che a Villa Borghese si possa fare di tutto. Non si vuole tutelare questo patrimonio unico. Perde importanza l'interesse comune. Tutti vogliono far soldi. Ecco, la villa è diventata una macchina acchiappasoldi".Roma è la capitale europea con più verde pro-capite, ma che figura ci fa davanti ai turisti del mondo con un parco così degradato?"Pessima figura. Siamo tra chioschi abusivi, busti rovesciati e tronchi lasciati marcire in mezzo al prato. E non si fa nulla per migliorarne le condizioni. Il sindaco si prodiga in annunci a cui non segue nulla. Parole, parole, parole: una bolla di nulla. La verità è che la città va a rotoli e chi la dovrebbe difendere continua solo a convocare tavoli"Si ricorda un'altra Villa Borghese?"Mi ricordo la Villa Borghese dove passeggiavano Henry Kissinger e Gianni Agnelli, un prato verde soffice e sconfinato. Non posso dimenticare Jacques Delors, uno dei padri dell'Europa unita, che lo percorreva all'alba dicendo di annusare la città. Era un'altra villa, con giardinieri esperti e polizia a cavallo, ora si fanno potature da cavernicoli e iniziative effimere. Dobbiamo fermarli, democraticamente, con la protesta.

GOOD NEWS


La lunga notte di Caravaggio a Roma.

Grande successo dell'iniziativa organizzato da Rossella Vodret, Sovrintendente ai Beni Culturali del Polo Museale romano. Turisti romani hanno affollato fino all'alba il Museo di Villa Borghese, la Chiesa di Sant'Agostino, la Chiesa di San Luigi dei Francesi. Questa è la folla che amiamo vedere a Roma, è il modo giusto per far vivere Roma ai romani e ai visitatori stranieri. E' il modo giusto ed originale di valorizzare e divulgare le immense risorse che Roma può mettere a disposizione del mondo intero.

Continuiamo così!!!!!!!!

GOOD NEWS


Opere trafugate provenienti in massima parte dall'Etruria meridionale e sequestrate in Svizzera sono state esposte al Colosseo. Brillante iniziativa del Sottosegretario Francesco Maria Giro.

Questo è il modo giusto di valorizzare e divulgare il nostro patromonio archeologico e nello stesso tempo premiare il prezioso lavoro di indagine e recupero delle opere d'arte da parte dell'Arma dei Carabinieri, Nucleo per la Tutela del Patrimonio Culturale.

GOOD NEWS


Il Sovrintendente ai Beni Culturali del Comune di Roma, Umberto Broccoli, ha annunciato il progetto di restauro per il Circo Massimo.

E' una buona notizia e sarebbe ottima se il progetto prevedesse anche lo smantellamento di Via dei Cerchi per dare continuità all'area archeologica tra il Circo Massimo ed il Collle Palatino.

Buon Lavoro

GRAZIE CRISTIANO

Italia Nostra Roma ringrazia Cristiano Baffigi che ci ha offerto la sua collaborazione gratuita dopo aver consultato il blog di Italia Nostra Roma.
Evidentemente le nostre battaglie l'hanno convinto.
Speriamo che altri giovani vogliano seguire il suo esempio.
Grazie Cristiano
.

UN'APPELLO AL POPOLO VIOLA DA ITALIA NOSTRA ROMA


Caro popolo viola vi preghiamo: non utilizzate per la vostra legittima protesta i busti del Pincio. Non sono marionette o fantocci da mascherare ma sono elementi architettonici che ricordano i più grandi esponenti della letteratura italiana e straniera e i padri della Patria che hanno contribuito all'Unità d'Italia.
Le erme del Pincio sono già state violate da vandali e imbecilli. Voi non avete rovinato nulla ma è comunque un atto non rispettoso nei confronti del nostro patrimonio.
Siamo certi che non succederà più e che ci aiuterete invece a divulgare la coscienza del patrimonio artistico che parte proprio dalla conoscenza dei personaggi raffigurati in quelle erme.
Aderite anche voi al progetto di Italia Nostra "Adottiamo i busti del Pincio e del Gianicolo".
Certi che comprenderete il nostro appunto vi salutiamo cordialmente

martedì 13 luglio 2010

Villa Borghese: degrado con autorizzazioni



Il concerto per i 60 anni di Renato Zero si farà a Piazza di Siena. Questo è stato decretato dai tecnici del Ministero dei Beni Culturali.
Cerottini per un massacro sono stati approntati per “non stressare” la già stressatissima Villa sottoposta a traumi continui per continue funzioni improprie di grande massa.
Siamo francamente stanchi di sentire banalità e luoghi comuni da chi, con sereno rigore, dovrebbe applicare le leggi che pure esistono.
Città musealizzata, città mummificata, città da “sprovincializzare”.
Che cosa significano questi slogan non è chiaro. E’ chiarissima invece la banalità intellettuale di chi le pronuncia.
Chi vuole “sprovincializzare” Roma intende dire che, per eseguire la benemerita operazione, si intende massacrare una villa storica? Bel risultato.
La villa è in condizioni pietose per il degrado ordinario al di là delle funzioni improprie ma poiché due cose sbagliate non ne fanno una giusta infierire sulla villa con manifestazioni popolari di grande massa ci sembra un vero crimine.

Villa Borghese: Via libera del Ministero a Renato Zero


Piazza di Siena ospiterà il mega concerto di Renato Zero

Via libera all’occupazione dell’area vincolata da parte dei tecnici del Ministero dei Beni Culturali .
Al grido di “sprovincializziamo” Roma da parte dei componenti della Giunta Alemanno , il degrado della Villa prosegue indisturbato.
Le vigorose proteste delle Associazioni, tra le quali Italia Nostra, sono state un pizzico di zanzara sulle terga di un elefante.
Non è finita qui: è evidente che è necessario interessare la Magistratura per riportare un minimo di decoro a Villa Borghese.
Lo faremo sicuramente

giovedì 8 luglio 2010

IL GRATTACIELO NON SI ADDICE A ROMA



di Pietro Samperi



Il concorso di idee bandito dall’INARCH per un progetto di “grattacielo” alto 100 m. (finalmente un riferimento all’altezza di questa tipologia edilizia), presso il Colosseo, può apparire provocatorio, se non un discutibile tentativo di inserirsi, in posizione apparentemente neutrale, nel dibattito in corso sull’opportunità di ammettere questa tipologia edilizia a Roma, al centro o in periferia. Si pubblicizza però il tema, potendo contribuire a dimostrarne l’assurdità.

Il problema non è nuovo, ma quando se ne è parlato, almeno a Roma, è rimasto sempre latente, negli ambienti culturali così come in quelli professionali, imprenditoriali e nell’opinione pubblica; in realtà, non vi è mai stato il coraggio di proporlo in termini operativi, finchè il concorso fra una delle peggiori speculazioni immobiliari di Roma contemporanea, la disponibilità di un noto architetto (o archistar?), la scelta piuttosto silenziosa, operata attraverso il surrettizio strumento dell’accordo di programma, abusato dalle precedenti Giunte comunali di sinistra, ha autorizzato, ai confini dell’EUR, un intervento del quale il dibattito e le conseguenti proteste solo ora scoppiate stanno a dimostrare l’importanza e, a mio avviso, la gravità, anche come precedente.

La tipologia (con il termine skyscraper) nacque intorno alla metà dell’800 nelle nuove grandi città nordamericane (Boston, poi Chicago, New York, ecc.) per motivi prevalentemente speculativi, al fine di densificare gli insediamenti direzionali e commerciali nei centri. Ma più che da motivi specifici, di vario genere, la diffusione della tipologia derivò da un vero e proprio “stile” che riuscì a determinare per le città del nuovo continente, estesosi in Europa, per episodi simbolici piuttosto isolati, solo verso metà del ‘900 e, soprattutto, dopo la seconda guerra mondiale. Peraltro, anche l’episodio isolato richiede non solo grande valore simbolico, ma anche architettonico.
A Roma, il grattacielo entrò solo ai margini del grande dibattito che si svolse negli anni ’20 e ’30 del secolo scorso, non riuscendo neppure a trovare spazio negli interventi di modernizzazione della città, che pur patì episodi traumatici notevoli negli sventramenti in centro storico, come l’Augusteo, via Bissolati, ecc. Infatti, il concetto di salvaguardia, presente nei grandi architetti dell’epoca, a cominciare da Gustavo Giovannoni (uno dei maggiori architetti urbanisti), evitò di far ritenere che, se pur occorreva adeguare il tessuto urbano soprattutto alle nuove esigenze viarie per il trasporto pubblico (difficilmente possibile su linee di metropolitana per i noti motivi archeologici) e il traffico privato, si potesse introdurre una tipologia edilizia capace di stravolgere l’immagine storica che costituiva il genius loci della città. L’invasività visuale del grattacielo ne suggerì l’esclusione anche fuori del centro storico, come dimostrato nell’EUR, dove le altezze superiori a quelle della città consolidata non sono però tali da divenire “margini” visuali urbani.

Come ricorda Ettore Mazzola, fu proprio Giovannoni a scrivere già nel 1927, nel saggio “Intorno agli skyscrapes”: “S’incontreranno vivacemente i due eterni argomenti in discussione sulla nostra Architettura: la necessità da un lato di trovare espressioni adatte ai moderni temi, ai tipi di costruzione, alle esigenze attuali, dall’altro il rispetto al carattere dato dall’ambiente architettonico ed edilizio, pel quale nelle vecchie città il passato diventa energia presente nello stabilire rapporti e forme e misure. E, senza fin d’ora voler concludere con una formula assoluta d’intolleranza, credo che occorrerà pensarci bene prima di ammettere che tra le cupole romane o i palazzi di Firenze o Venezia si allunghi la grande massa invadente degli edifici a 50 piani. [...]

Orbene in questo campo dell’architettura pratica, la prima revisione deve essere quella delle ragioni concrete cui l’opera risponde. E allora che ne risulta? Che tali ragioni rappresentano non un progresso, ma un regresso nella vita civile, un assurdo più ancora che un errore nei riguardi dell’igiene della viabilità cittadina, dell’economia edilizia. Gli skyscrapes rendono infatti pessime le condizioni di illuminazione degli edifici prossimi e di insolazione delle vie; negli ambienti interni, per la serrta utilizzazione dello spazio e l’esclusione dei cortili, rendono nulla la ventilazione naturale; col concentrare forti nuclei di popolazione e di traffico congestionano sempre più il movimento delle strade e nei quartieri; costano infine enormemente, almeno 5 o 6 volte al mc. in più della costruzione ordinaria, [...]. Possono dunque definirsi gli skyscrapes come una interessantissima e ingegnosissima anomalia patologica dell’edilizia moderna, che certo dovrà essere sorpassata e posta tra gli errori inutili quando i mezzi di comunicazione avranno compiuto il loro ciclo di sviluppo e consentiranno un rapido decentramento dei nuclei cittadini verso la campagna. Ce n’è abbastanza, senza entrare nel dibattito tra la meraviglia che destano e la disarmonia che possono creare, per dichiararli ospiti non desiderabili.”
Da qualche anno avevo segnalato sulla stampa la riproposizione del problema, in termini assai pericolosi quanto subdoli. Personalmente l’ho sempre considerato negativamente, senza riserve, finchè, oltre due anni fa, in una circostanziata rassegna delle vicende urbanistiche romane (“Mezzo secolo di urbanistica romana”, ed. Marsilio, 2008) avevo espresso severe critiche al progetto del primo grattacielo a Roma, ai limiti dell’EUR, suscitando le risentite, anche se garbate, reazioni del progettista. Ma, purtroppo, certi fenomeni sensibilizzano quando è tardi per rimediare.

La Giunta comunale solo ora pare accorgersi del problema ed è francamente spiacevole che proprio l’Assessore all’Urbanistica Corsini, replicando a una conferenza stampa di Italia Nostra, abbia affermato che “Per quanto riguarda il tema “grattacieli”, premesso che nessuna seria politica di gestione del territorio deve soffrire immotivati tabù, si tratta soltanto di meditare in modo moderno il problema della necessaria coerenza tra l’esigenza di soddisfare una domanda crescente di alloggi e l’obbligo di non consumare più sconsideratamente il suolo”, ammettendo non solo di concordare con l’introduzione a Roma di questa tipologia edilizia, ma di non aver compreso che il futuro assetto urbanistico di Roma dovrà rispondere alla domanda di alloggi, che riguarda ormai soprattutto l’edilizia popolare o sociale (i cui utenti hanno chiaramente mostrato a Corviale di non gradire le tipologie massificate) con insediamenti non già periferici nell’agro romano contiguo alla città consolidata, ma, come già suggerì Giovannoni, organizzati in nuclei satelliti decentrati nell’area metropolitana e collegati rapidamente alla città.
Il Sindaco Alemanno, che sembra aver avvertito l’importanza e la delicatezza del tema, ha annunciato che esso sarà sottoposto a una consultazione popolare, che non sarà condizionata da pregiudiziali politiche e che dovrà essere preceduta da un’adeguata informazione e preparazione dell’opinione pubblica, compito che impegnerà anzitutto le istituzioni e gli organismi culturali..

Altri ambienti si stanno sensibilizzando al problema, per convinzioni o interessi diversi: a favore dei grattacieli sarà buona parte dell’imprenditoria immobiliare ed edilizia e dei progettisti (soprattutto “archistar”) che aspirano ai relativi ricchi incarichi; contrari gran parte della cultura e i tecnici che non aspirano a quelle progettazioni. I politici, ai quali spettano le scelte operative definitive, dovrebbero essere portatori dei pareri dell’opinione pubblica e tradurli in decisioni, evitando il condizionamento esercitato dai cosiddetti “poteri forti” della finanza, dell’imprenditoria edilizia, nonchè della stampa, strumento di tali poteri. In un problema del genere dovrà però essere determinante il ruolo degli organismi culturali e dell’associazionismo indipendenti dagli interessi in giuoco, grazie alla maggiore sensibilità per i valori e le caratteristiche urbane che fanno di Roma una città unica al mondo, il cui richiamo turistico va considerato prima che un fine, un mezzo per assicurare la salvaguardia attiva di tali valori e delle tradizioni che determinano tale richiamo. Roma non può paragonarsi a una bella e austera signora noventenne che vorrebbe rimanere attraente non per un consono ed elegante abbigliamento, ma per una minigonna, due palmi sopra il ginocchio.

Per concludere, il concorso bandito dall’INARCH, alla luce degli equivoci oggi possibili, dovrebbe dichiarare il suo intento provocatorio, dimostrando esplicitamente quali sarebbero le conseguenze sulla città. Accettare i grattacieli a Roma, anche solo in periferia, significherebbe mortificare e annullare decenni di battaglie culturali per la conservazione dei centri antichi o solo storici, nella loro interezza, compreso il paesaggio circostante. Gli esempi purtroppo non mancano: un grattacielo di 100 m. non moltiplicherebbe per 10 volte l’Ara Pacis alta una decina di metri, ma forse 100 e più volte tanto, data la visibilità assai maggiore che assumerebbe.
Infine, circa l’ammissibilità di grattacieli a Roma, per quanto riguarda altri specifici aspetti negativi di questa tipologia rinvio alle considerazioni di Giovannoni sopra ricordate.

Gli Incontri di Italia Nostra al Belvedere Cederna


Il 15 luglio alle 20,30 ( si raccomanda la puntualità) sulla terrazza del Belvedere Cederna si terrà un nuovo appuntamento: la presentazione del catalogo su Attilio Selva, scultore della scuola romana degli anni '30 a cura dell'autrice Giovanna de Feo.

Lo scultore ha operato negli studi di artisti a Villa Strohl - Fern, dove il barone mecenate alsaziano ha ospitato negli ateliers distribuiti nel parco pittori, scultori e orafi di grande fama come Francesco Trombadori, Oppo, Bocchi, ecc.

A Roma Attilio Selva ha progettato tra le altre cose la fontana di Piazza dei Quiriti nel 1928, il monumento a Guido Baccelli nel 1931 e la statua di San Carlo Borromeo in piazza Augusto Imperatore.

La curatrice del catalogo Giovanna de Feo vi accompagnerà nell'atmosfera magica e irripetibile degli studi di artisti di Villa Strohl - Fern degli anni '30.

mercoledì 7 luglio 2010

Il concerto di Renato Zero al galoppatoio di Villa Borghese


Renato Zero pensa di incontrare le associazioni per trovare una soluzione condivisa per il concerto di Piazza di Siena.


Italia Nostra apprezza l'iniziativa e condivide la soluzione prospettata dal sottosegretario Francesco Maria Giro di concedere un'alternativa a Piazza di Siena: l'area del Galoppatoio.


Anche se il progetto iniziale di Renato Zero venisse drasticamente ridimensionato, anche se fosse progettato in cristallo sempre andrebbe a cozzare contro le leggi dello stato.


Il Galoppatoio non è un'area così delicata come Piazza di Siena e è possibile pensare di traslocare l'iniziativa in quel luogo con soddisfazione di tutti o quasi.

lunedì 5 luglio 2010

GRAZIE REPUBBLICA

"Tu che ti sei adoperato per realizzare Fonopoli, una città della musica, sai che il pop deve avere i suoi spazi e che l' entusiasmo di un concerto deve avere strutture solide... dicci dunque che non è vero, caro Renato,che hai puntato i piedi per avere il nulla osta per piazza diSiena".
A chiedere spiegazioni a Renato Zero sono gli Amici di Villa Borghese, Italia Nostra e Legambiente che, in una lettera aperta al cantante romano, lo esortano a ritornare sui suoi passi e a cambiare la location dello "Sei Zero Show". Lo scrive Laura Mari su La Repubblica."Per festeggiare i suoi 60 anni, infatti, dal 29 settembre al 6 ottobre Renato Zero si esibirà in sei concerti all' interno di Villa Borghese, a piazza di Siena. Accanto ad un palco enorme verrà allestito un vero e proprio villaggio con stand, gazebo e dodicimila posti a sedere fissati al terreno.
Per i tuoi 60anni - scrivono le associazioni ambientaliste - chiedi agli assessori che sia applicata la Carta di Firenze, promulgata dall' Unesco e sottoscritta dall' Italia, là dove dice che non si debba ascoltare dentro i giardini storici nemmeno un decibel in più rispetto al canto di fringuello'.
E aggiungono: ' Chiedi caro Renato, anzi, pretendi che sia rispettato il vincolo inderogabile che tutela Villa Borghese e che consente al suo interno lo svolgimento di sole tre operazioni: mantenere,conservare e restaurare.
Chi con la sua firma autorizzerà i tuoi concerti, calpesterà le leggi di Stato e le convenzioniinternazionali'.
Infine l' appello: " Aiutaci Renato a salvareVilla Borghese. Roma te ne sarà grata".

Villa Borghese Ringrazia

IL SOTTOSEGRETARIO GIRO DECIDERA’ IL 12 LUGLIO SUL MAXI CONCERTO. RENATO ZERO HA GIA’ DECISO



Italia Nostra Roma segnala che a piazzale delle Belle Arti e non solo, compare da ieri un cartellone pubblicitario in cui Renato Zero annuncia la sua kermesse con le date e il luogo dove si svolgerà la “6 giorni” del concerto: piazza di Siena naturalmente.
La Soprintendenza non ha ancora deciso. Renato Zero si.



VILLA BORGHESE RINGRAZIA

sabato 3 luglio 2010


INVITO
alla presentazione del libro

ANTONIO CEDERNA ARCHEOLOGO GIORNALISTA UOMO POETA

Al Belvedere Cederna – Via dei Fori Imperiali - Roma

Martedì 06 Luglio 2010 – ore 20:30


Interverranno:

Vanna Mannucci
Vice Presidente Italia Nostra Roma
Oreste Rutigliano
Consigliere nazionale e della Sezione di Roma di Italia Nostra
Maria Grazia Filetici
Architetto, Direttore alla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma
Fernando Ferrigno
giornalista

venerdì 2 luglio 2010

I capricci di Renato Zero: coraggio Soprintendenza.


Renato Zero, artista romano di fama internazionale, fa capricci : la star pretende per la sua kermesse Villa Borghese.
Ma la Soprintendenza resiste.

Con tutto il rispetto per Renato Zero, il quale può pretendere anche la luna, questa questione non dovrebbe far “tremare le vene dei polsi solo alle Associazioni ambientaliste” ma ai Tecnici del Collegio Romano che hanno obbligo di tutela della villa storica.

Da quanto appreso dalla stampa l’allestimento è “smisurato”, impattante, invasivo, in poche parole impossibile da concedere da parte della Soprintendenza statale, Sovraintendenza comunale e Assessore all’Ambiente del Comune di Roma.


Ci vuole coraggio per contrastare i capricci insensati di Renato Zero. Lo stesso coraggio che serve alle istituzioni
per affermare il principio che i beni culturali sono un patrimonio indisponibile e non possono essere oggetto di contrattazione.

Neanche per il grande artista Renato Zero.

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